I miei primi collages…

Italo Valenti, Cervi volanti, collage, 1963

“I miei primi collages cominciarono così per caso, quasi per gioco nel 1959. Avevo adoperato il rovescio dei piccoli cartoncini di un puzzle per bambini come base ai frammenti di carta che andavo incollandoci sopra. Erano dei semplici invii augurali di capodanno, delle confidenze affettuose da regalare alla mia compagna e agli amici più cari. Essi riprendevano i temi dei miei dipinti: il Caos, le Forme Lunari, le barchette di carta e dei cervi volanti. Non ultimo quello della Maga, che per me ha sempre avuto molti significati dell’inconscio. E fu così che mi gettai in questa tecnica, improvvisando senza schemi preparatori, in questa avventura, con lo stesso stato d’animo di paura e di gioia dei ragazzi al mare, quando si tuffano a grappoli dagli alti trampolini.

Ma più tardi, nel tempo, quando tralasciavo di lavorate in superfici di carta più vaste, mi mettevo come all’inizio a giocare con i piccoli collages, così come quando affidavo, da bambino, ai loro meravigliosi viaggi, le barchette di carta nella vasca colma d’acqua dei giardini pubblici di Milano. I piccoli formati vivono in margine ai più grandi, anche se sovente anticipano le sorgenti archetipiche della memoria; queste immagini variano e si rinnovano continuamente.
Questa dinamica naturale del divenire, specie nelle sue forme gravitanti nello spazio, resta una delle caratteristiche più evidenti del mio lavoro.

Ed è probabilmente in questo abbandonarsi senza meta, in queste pause dei silenzi, che si ha la sensazione di essere più vicini a se stessi, cioè più spontanei. Nel vivere in questo mondo dell’insolito, dove le cose vivono spesso dissimulate o smarrite fuori e dentro di noi, viene forse naturale il fenomeno di dimenticarsi, lavorando quasi automaticamente.
Per queste mie illusioni verso questi piccoli oggetti, conservo ancora un sentimento affettuoso. Sarà la prima volta che figureranno riuniti insieme ed esposti in un’Isola. E mi sento un po’ ansioso, come quando il nostro gatto Gaetano spariva per qualche giorno da casa.”

Testo di Italo Valenti