Italo Valenti
Dei giovani di punta, del gruppo di Corrente, Italo Valenti è stato, senza dubbio il più capriccioso nel senso dell’immaginazione. Il più letterato, dicevamo noi cinque anni or sono. E non s’ intendeva disconoscerli, con questo rilievo, che fosse più letterato di quanto non fosse pittore, che la sua natura prepotentemente veneta metteva fuori le unghie ad ogni urto con il mondo delle favole. Eppure la letteratura, poi che gli aveva stimolato l’estro, glielo infrenava con limitazioni insite nell’ andatura e nell’estensione poetica dell’argomento, serrandolo programmaticamente; e la pittura finiva per diventare una maniera di vivere il mondo delle immagini, ricche si di carattere ma ancora lontane dallo stile cui ambiva la intelligenza, Questa soprastruttura letteraria durò quel che necessariamente doveva durare: con abbandoni è ritorni assai curiosi, dal 1938 al 1942. Infine Valenti doveva uscire da questo labirinto, Il sapore ironico, i modo grottesco o patetico, l’umore malinconico del racconto (Sposalizio in Piazza dei Signori, Primavera 1860, I Funerali di Isa, Amanti in volo), non potevano riuscir ad animare, più che non fosse naturale, l’ immaginazione sensibile del colorista.