1941 – CORRENTE – ITALO VALENTI

Bottega degli artisti di Ernesto Treccani

Da Valenti ci s’aspettava – ma non forse in un misura così certa – questa d’oggi affermazione rigorosa d’una raggiunta sicurezza nell’esercizio dei suoi mezzi e delle sue possibilità. Tra i pittori di Corrente, Valenti era apparso sempre dei più acerbi: un interessantissimo pittore in formazione con un temperamento da ” piccolo maestro”; ma gli mancava la voglia, o il tempo, o la condizione favorevole per impegnarsi, per andare fino in fondo. Qualcuno era giunto a dubitare perfino – e sarebbero queste le “censure” intime meno facili a spezzare – a dubitare perfino d’una troppo deliziata morbidezza o anche d’un limite invalicabile del suo tempo nascosto per un compiaciuto circoscriversi a forme minori e gentili. Un vago impressionismo intelligente e colto (che s’ arrischiava talora in acute ricerche di chiaroscuro tonale) finiva col risolversi in modi gracili e troppo dolci, in un linguaggio troppo debole e incerto al servizio di una poeticità di svanimenti in una fantasia estrosa, un po’ ironica, e nervosa. Con questa mostra a Corrente – e Valenti qui pubblica, oltre a qualche acquerello vecchio e nuovo, le sue ultime prove del 40 e del 41 – credo che non rischierebbe troppo chi osasse schiettamente affermare che questo dissimulato “invito al viaggio nella pittura” si è oggi finalmente risolto in una raggiunta e approfondita esperienza del mestiere – per la fantasia. Cordialmente, si deve riconoscere la riuscita di uno sforzo pieno di rischi: Valenti ha spezzato il limite di un suo gusto garbato e strano, ma minore, – in un uso tutto di superficie del colore – per un metro lento e profondo, per la via certa della sua intima educazione: “par des nerfs ultrasensibles” – ma ancora i nervi non sono che una metafora – Valenti in modi in cui la natura vive in forme stupende e inquietissime idoleggia un suo paesaggio di fantasia in un sentimento assolutamente lirico del colore: pittore, dunque, di fantasia, con tutti i pericoli dall’illustrazione al geroglifico, Valenti indica il pieno dominio di questi suoi approfonditi mezzi espressivi dapprima in un Nudino del ’40 non sai più se prezioso o immaginario, un “operetta”, diremmo con un paragone letterario, per un educato senso del linguaggio antico e nuovo; poi in questi suoi Pazzi dell’Isola, d’un incanto così agitato; e nella composizione Per una poesia di Tobino, con certe ormai vaghe e tutte risolte aspirazioni ad una illustrazione superiore; nei sensibili ed affrancati suggerimenti dalla Gaia Morte. E non disponga al sospetto il gusto della traduzione da temi letterari in un pittore così intelligente, che è anche, poi, capace di prove così libere e certe e fatte d’una legge tutta cromatica, come le sue Nature morte e l’accesa e fortissima Maschera blu. In questo senso di una rivalutazione lirica del colore in forme aperte e inquiete per un’espressione violenta dei modi della fantasia, in questo senso di un’ “espressionismo del colore,. Valenti entra di diritto nell’aria di Corrente: e tra questi pittori – che non sono nè mistici, nê ermetici, ma che, contro la freddezza e la castità del classicismo dei primi metri del nuovo secolo, hanno ripetuto un antico richiamo e un’antica lezione. Valenti porta una sua urgenza nervosa ed in- quieta, che s’appaga solo in forme lucide, surnaturali – e il suo colore ha degli scatti abbaglianti.

LUCIANO ANCESCHI